Data di Pubblicazione:
2019
Abstract:
Quelle del cibo e del gusto sono sfere esplorate con vigore negli ultimi anni, in tutte le dimensioni che esse coinvolgono, o quasi. Fra queste infatti ne esiste una che pare sistemicamente elusa. È la dimensione terminale ma necessaria del cibo, quella in cui esso si trasforma naturalmente da meraviglioso testo nel piatto in massa fecale. Sulla cacca vige un tabù, eppure relegarla ai margini della semiosfera, negli anfratti del cattivo gusto, in un simbolico rimosso fognario, non impedisce che essa sia a tutti gli effetti prolifica produttrice senso, costituendosi come chiave comune che attraversa tutte le culture. La cacca è l’universale linguistico fondato sul disgusto, luogo di una simbologia retta sull’estesia del ripugnante, che parrebbe refrattaria a qualsiasi mise en langue. Eppure essa invece è sempre assai semiotizzata. Attraverso un percorso di testi, cinematografici e non solo, in questo saggio miriamo a reintrodurla nel dibattito semiotico, enfatizzando l’importanza di una semiotica del disgusto (complementare a quella del gusto), e ponendo le basi per lo sviluppo di una futura coprosemiotica generale. Il fecale è infatti un formidabile dispositivo semiotico troppo spesso sottostimato e taciuto, che dà conto di come le culture trattino quel senso che vorrebbero inesistente o celato nell’alveo innominabile del disgusto.
Tipologia CRIS:
04B-Conference paper in rivista
Keywords:
coprosemiotica, cacca, feci, semiotica, disgusto, cinema
Elenco autori:
Bruno Surace
Link alla scheda completa:
Pubblicato in: