Il metodo di riferimento per la diagnosi di infezione da SARS si basa sulla rilevazione dell'RNA virale in tamponi nasofaringei mediante PCR realt-time a trascrittasi inversa (rRT-PCR). Esistono anche metodi sierologici, quali ELISA (Enzyme-linked Immunosorbent Assay) e CLIA (Chemiluminescence immunoassay), sviluppati nel tentativo di ampliare l'accesso alla diagnosi, eseguire screening su soggetti asintomatici e fornire informazioni sullo stato di immunità. Sebbene strumenti analitici eccellenti, i metodi da laboratorio non possano garantire di processare numeri di campioni tali da permettere di contenere un’epidemia. Tutti hanno tipicamente tempi di analisi di ore, i test rRT-PCR richiedono laboratori certificati, attrezzature costose e tecnici qualificati per l’esecuzione, i test sierologici hanno il difetto di identificare troppo tardi gli individui infetti e, pertanto, non permettono di contenere la diffusione dell'infezione. In commercio sono presenti anche dispositivi ‘point-of-care’ basati sul principio dell'immunodosaggio a flusso laterale (LFIA). I test rapidi disponibili hanno mostrato spesso una scarsa specificità e sensibilità, portando ad una sfiducia generalizzata sulla capacità informativa dei test rapidi per la gestione della pandemia.
In questo progetto, proponiamo lo sviluppo di un nuovo dispositivo portatile per rivelare direttamente la presenza del coronavirus SARS-2 nella saliva. La tecnologia LFIA consente di progettare un dispositivo stand-alone in grado di fornire informazioni sulla presenza del virus in breve tempo (in genere meno di 20 minuti) e senza richiedere attrezzature o operatori addestrati, quindi consentendo di utilizzarlo a casa del paziente da parte di operatori delle unità di emergenza e dai medici di famiglia.
Si propone di sfruttare una coppia di anticorpi monoclonali (mAb) diretti verso la proteina nucleocapside (N) del virus e di includerli in un dispositivo LFIA con lettura colorimetrica (visiva). Secondo letteratura, la proteina N mostra un'elevata attività immunogenica, è ampiamente sovraespressa durante l'infezione e molto conservata. Per liberare la proteina dal virus, si sfrutterà l’aggiunta di quantità adeguate di detergenti al campione per promuovere la lisi dell'envelope del virione e, contemporaneamente, per inattivare il virus, limitando così anche la pericolosità del campione.
Inoltre, si propone di cercare il virus nella saliva piuttosto che nel tampone rinofaringeo, che può essere fastidioso e che richiede operatori addestrati per essere eseguito correttamente. La saliva, invece, può essere raccolta in modo facile e non invasivo tramite tamponi commerciali. I tamponi salivari sono adattabili a pazienti non cooperativi (come i bambini). L'utilizzo ‘point-of-care’ è realizzabile applicando una pressione sul tampone per recuperare i pochi microlitri di saliva necessari per l'analisi LFIA.
Il risultato del progetto costituirà un traguardo importante in un progetto più ampio finalizzato alla creazione di un dispositivo multi-target comprendente il rilevamento del virus dell'influenza A e B e di SARS-CoV2. Sfruttando la possibilità di multiplexing intrinseca alla piattaforma LFIA e l'uso di sonde multicolori, stiamo progettando un test rapido per il rilevamento e la differenziazione simultanea dei virus respiratori, che consentirebbe non solo l'identificazione delle persone infette ma anche la discriminazione del tipo di infezione, permettendo così un intervento adeguato.