Bisogni: Il progetto intende mettere in grado i soggetti marginali e “privi di
capacità di voice” di immaginare un futuro che li renda protagonisti di un processo
di cambiamento teso a ridurre le disuguaglianze sul mercato del lavoro. A tal
proposito, il progetto prevede di concentrare l'attenzione sui giovani NEET, intesi
come esempio precipuo di quei gruppi marginali i cui comportamenti sono
pesantemente influenzati dalla mancanza di immaginari e credenze “orientate al
futuro” e di “capacità di aspirare”. È infatti ben noto che il comportamento
dell'offerta di lavoro dei NEET non è solo o tanto funzione della scarsità di
opportunità occupazionali e formative, quanto della inconsistenza delle credenze e
immaginari che limitano fortemente la pro-attività di questi giovani,
allontanandoli anche dalle opportunità esistenti. A Torino, a riguardo, la
disoccupazione giovanile e i NEET rappresentano un problema importante e grave che,
specie nelle periferie, mette a rischio la coesione sociale e genera diseguaglianze
economiche, sociali e di riconoscimento.
Modalità di identificazione: Le diseguaglianze che caratterizzano i NEET come
“soggetti marginali” sono uno dei tratti caratterizzati la società contemporanea.
In Italia, sono il 20-25%% dei ragazzi italiani tra i 18 e i 24 anni: uno su
quattro, come recita il recente lavoro di Nicolò Zancan (Laterza, 2019). Un milione
e duecentomila giovani italiani non studiano e non lavorano. Il caso torinese non
fa eccezione, anzi: la diminuzione della partecipazione elettorale, la rabbia delle
periferie, il conflitto sociale, la perdita di coesione e di capitale sociale, la
minor capacità dei corpi intermedi di "fare comunità", la dispersione scolastica,
la scarsa fiducia istituzionale e interpersonale, sono tutti fenomeni correlati
all’erosione della “capacità di aspirare”. Fenomeni che hanno anche una nota e
chiara demarcazione spaziale: Torino è una città divisa, con diseguaglianze
economiche e sociali durevoli che nascondono più impalpabili diseguaglianze di
riconoscimento. Queste ultime comportano una contrazione degli orizzonti cognitivi
e aspirazionali delle persone e dei territori, con conseguenze dirimenti per la
qualità sociale e la coesione delle comunità territoriali.Azioni concrete poste in essere: Il progetto coinvolgerà i giovani destinatari
dell’iniziativa (NEET periferie torinesi) e lavorerà alla generazione di comunità
attraverso l’utilizzo dei metodi di foresight, delle tecniche di partecipazione e
co-progettazione proprie del Learning Community Canvas. Un esempio di metodologie
che verranno utilizzate è il “Future Lab”, ideato dai “futurologi” tedeschi Robert
Jungk e Norbert Mullert nel 1987 e utilizzato per la pianificazione civica e il
miglioramento della qualità dei servizi rivolti alla cittadinanza. Si basa sulla partecipazione (anche numerosa: può coinvolgere anche un centinaio di persone nel
processo, organizzate in sottogruppi di lavoro) e ha lo scopo di affrontare limiti
e paure del presente per coltivare visioni di “futuri possibili”. Attraverso questo
tipo di metodi partecipativi per l’esplorazione di futuri scenari si attivano
processi non pressati eccessivamente dall’urgenza delle decisioni da prendere
subito, ma più orientati alla costruzione di (con)senso collettivo. Il progetto si
articola in 5 fasi: a) una prima parte di reclutamento e coinvolgimento dei
partecipanti; b) la realizzazione di due percorsi-laboratorio svolti in parallelo
per la costruzione di futuri occupazionali auspicati; c) il processo per la stesura
di un manifesto congiunto “Il futuro che vogliamo: la voce dei NEET a Torino”; d)
un percorso di capacity building e una fase di test sul mercato del lavoro; e) un
evento finale di presentazione al pubblico dei risultati del percorso. Obiettivo di
lungo periodo è far diventare i giovani NEET coinvolt