Durante i primi decenni del XXI secolo la discussione sullo stato delle democrazie occidentali, condotta nel campo della teoria politica e delle scienze sociali, ha riconosciuto le tracce di una condizione di «disagio», di
«malessere» e talvolta di vera e propria «crisi». Dapprima in seguito allo shock globale della crisi finanziaria del 2008, poi per effetto dell’ascesa di leader e movimenti “neo-populisti” e infine per l’impatto della pandemia da
Covid-19, le diagnosi pessimiste sul futuro della democrazia si sono moltiplicate, delineando un mutamento radicale rispetto all’orientamento ottimista degli anni Novanta del secolo scorso di una rapida espansione del
processo di democratizzazione. Tuttavia tale denuncia non ha trovato una rigorosa articolazione teorico-categoriale: ci si è limitati ad evidenziare la sintomatologia della crisi, senza procedere a una tematizzazione
concettuale, limitandosi a fotografare il fenomeno. In alcuni casi, si è cercato di trovare nuovi strumenti categoriali, ma essi sono rimasti per lo più nella cornice del lessico storico-politico della modernità. Si pensi all’utilizzo
acritico che molti studi di scienze sociali fanno di concetti pensati in altri contesti storici, senza sottoporli a una seria ricostruzione storico-genealogica che permetta una riflessione critica sulla loro applicabilità al nostro
tempo e sulla loro rinnovata produttività ermeneutica.
La presente ricerca si propone di contribuire (attraverso la produzione di saggi e monografie e di ausili mediali, la traduzione di testi otto-novecenteschi non ancora disponibili in italiano, nonché un’attenta attività di terza
missione) al necessario aggiornamento degli strumenti concettuali di interpretazione delle trasformazioni contemporanee, concentrandosi in particolare sulla costruzione di un vocabolario adeguato a cogliere tanto la
portata dei mutamenti nell’esercizio del potere, quanto l’insieme dei fenomeni che a livello individuale e collettivo si condensano nella figura dell’«illibertà». L’obiettivo principale consiste nella predisposizione di un lessico
in grado di isolare concettualmente le attuali figure dell’«illibertà», al fine di contribuire a creare una cornice teorico-culturale che aiuti a ripensare lo spazio politico europeo come spazio inclusivo e sostenibile. Adottando
una metodologia storico-ricostruttiva e critico-teorica, la ricerca, articolata in cinque assi tematici, si propone di rivisitare alcuni paradigmi concettuali emersi tra Otto e Novecento per saggiarne, con un lavoro di scavo
genealogico, l’attuale capacità diagnostica e prognostica, portando altresì allo scoperto i limiti che in molti casi essi pongono alla capacità di cogliere la valenza storica delle trasformazioni contemporanee, e dunque di
immaginare nuove configurazioni nelle relazioni tra individuo e potere