Il progetto costituisce una ricerca pilota sulle caratteristiche costitutive della 'pelle' degli edifici romani e altomedievali nell'Italia nord-occidentale: il colore e il trattamento originali delle superfici in muratura e dei componenti strutturali/decorativi sono una parte fondamentale dell'architettura fragile e fatiscente di cui spesso rimangono solo tracce fugaci. Lo studio del complesso architettonico nel suo insieme (tracce di policromia su elementi di decorazione architettonica/strutture e tecniche di finitura delle facciate in muratura) è fondamentale per ricostruire l'aspetto originario del patrimonio architettonico e capire come fosse percepito nella sua epoca, un aspetto immateriale che non dovrebbe essere ignorato nell'indagine del passato. Il focus è quindi il colore, sia quello della materia stessa ma soprattutto il colore applicato alle superfici con varie tecniche, che condiziona l'interpretazione dei dettagli decorativi e strutturali, generando fenomeni di illusione e allusione, il cui significato cambia nel tempo.
Il lungo orizzonte temporale del progetto, segnato da grandi trasformazioni dell'architettura, introduce nella ricerca elementi innovativi per la possibilità di valutare molteplici cambiamenti di lungo periodo piuttosto che solo quelli tecnologici: si tratta di un approccio alla ricerca attualmente inesplorato in Italia e può contribuire al progresso delle conoscenze in questo campo.
I casi di studio studio sono stati selezionati attraverso un'indagine preliminare basata su diverse fonti al fine di ottenere un quadro complessivo più coerente dei dati che verranno discussi in via continuativa con altri specialisti in un quadro interdisciplinare e internazionale.
Il primo step metodologico riguarderà la valutazione delle potenzialità dei contesti attraverso un'indagine non invasiva (telecamera per microscopio Dino-lite 500x a luce bianca e UV 750) al fine di isolare i casi che richiedono analisi archeometriche per definire la composizione dei colori e materiali applicati e per ricostruire la policromia originaria. Ove possibile, l'obiettivo è combinare questi risultati con la datazione assoluta al fine di fornire la migliore contestualizzazione possibile per i casi di studio. Le indagini archeometriche saranno affidate a laboratori leader al fine di creare una interazione costruttiva di metodi e idee che rafforzi la comunità scientifica e favorisca l'uso delle tecnologie diagnostiche nei beni culturali. L'identificazione archeometrica della composizione dei pigmenti avrà implicazioni anche per la ricostruzione virtuale dell'architettura antica.
Gran parte del lavoro sarà successivamente dedicata alla diffusione dei risultati alla comunità scientifica attraverso pubblicazioni ad accesso libero in lingua inglese e dibattiti in convegni internazionali, ma principalmente al grande pubblico con mostre e prodotti multimediali basati sulla ricostruzione virtuale della policromia architettonica, oggi ottenibile attraverso le tecnologie sperimentali della colorimetria digitale.