GARIBALDI Pietro - MIUR PRIN 2017 - Linea A - REFLEX 2020: Reassessing the Effects of Labor Market FLEXibility
Progetto La maggior parte del recente dibattito politico pubblico in Europa concerne la piaga dell’alto tasso di disoccupazione osservato in ogni fase del ciclo. Il legislatore e gli accademici economisti si chiedono continuamente quali riforme del mercato del lavoro possa alleviare i preoccupanti effetti della carenza di lavoro. Il dibattito è particolarmente acceso nei mercati del Sud-Est europeo, dove il tasso di disoccupazione giovanile arriva spesso al 40% e il numero dei NEET è spesso a doppia cifra.
Il mercato del lavoro nelle economie del Sud-Est europeo sono caratterizzate da una tipica struttura duale, con lavoratori con contratti a tempo indeterminato che coesistono con varie forme di contratti atipici.
La maggior parte delle riforme degli ultimi anni miravano a facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro e a ridurre questo divario.
Le riforme sono numerose e diverse da paese a paese in quanto a dettagli. Mentre un buon numero di ricerche si stanno sviluppando nei singoli paesi su una specifica riforma, manca ancora uno studio complessivo sugli effetti delle riforme italiane dell’ultimo decennio. Un elenco non esaustivo delle riforme che dovrebbero essere studiate include il Jobs Act del 2014, la cosiddetta riforma Monti Fornero del 2012, così come i vari crediti fiscali e sostegni alle assunzioni mirate di specifiche categorie di lavoratori. Inevitabilmente, uno studio maturo richiede di prendere in considerazione le complesse relazioni tra lavoratori, aziende ed istituzioni. Lo scopo della ricerca REFLEX – Reassessing the Effects of Labour Market Flexibility – mira a colmare parzialmente questo vuoto. Il progetto ha lo scopo di produrre nuove evidenze scientifiche nell’ambito di tre teamtiche principali: i) l’effetto della normativa sulla mobilità dei lavoratori e sulla dinamica delle imprese; ii) l’estensione variabile del patrimonio aziendale, dell’abbinamento lavoratori/aziende e dall’esposizione dei lavoratori ai cambiamenti a livello aziendale nell’era delle riforme del mercato del lavoro; iii) il ruolo della normativa nel facilitare l’ingresso e ridurre i costi.
La sezione i) studierà inizialmente il Jobs Act italiano, una riforma strutturale del mercato del lavoro che mirava a ridurne la struttura duale. A marzo 2015, l’Italia ha introdotto una nuova tipologia di contratto a tempo indeterminato detto a tutele crescenti, dove il risarcimento in caso di licenziamento illegittimo aumenta con l’aumentare dell’anzianità di servizio. Lo studio parte da un unico dataset derivante dall’INPS, che comprende le aziende private che impiegavano dai 10 ai 20 dipendenti nel periodo 2013-2016. La ricercar analizzerà in seguito la mobilità aziendale e sfrutterà la diversità di legislazione vigente tra le aziende che impiegano più o meno di 15 dipendenti per identificare l’effetto del nuovo contratto sulle assunzioni, sui licenziamenti e sulla mobilità dei lavoratori.
Questa sezione della proposta si soffermerà anche sulla riforma Monti-Fornero del 2012 per identificare l’effetto della normativa in materia di previdenza sociale sulla mobilità dei lavoratori.
La seconda parte del progetto indagherà invece la complessa relazione tra la flessibilità del mercato del lavoro e la ricchezza e il profitto delle aziende. Infatti, il modo in cui la legislazione in materia di previdenza sociale influisce sulla qualità dell’occupabilità è ancora un territorio inesplorato. I lavoratori migliori vengono assunti dale imprese migliori? Le recenti riforme in materia di previdenza sociale conducono ad una riallocazione efficiente dei lavoratori nelle aziende? La sensibilità del patrimonio individuale ai cambiamenti produttivi è cambiata negli ultimi anni e quanto è eterogenea a livello di imprese? L’analisi econometrica da svolgere in questa fase del progetto beneficierà dell’incrocio fra i dati INPS e i dati di bilancio aziendali tratti da