L’economia circolare per contrastare la perdita di biodiversità: uso sostenibile delle specie alloctone invasive in ambiente acquatico
Progetto Negli ultimi anni si è iniziato a parlare di cambiamenti climatici e, nonostante l’importanza del dibattito, questo sta oscurando un fenomeno ancora più allarmante: la perdita di biodiversità (Damiens et al., 2021). Infatti, la velocità con cui le specie si stanno estinguendo non è spiegabile come fenomeno naturale su scala geologica, ma è riconducibile a diversi fattori di origine antropica: inquinamento, cambiamenti climatici, sovra sfruttamento, cambiamento nell’uso del suolo e dell’acqua e diffusione di specie aliene (Malav et al., 2020). Alcune tra le specie aliene che si insediano con successo nell’area in cui vengono introdotte diventano invasive, diffondendosi in maniera rapida con ripercussioni negative su specie autoctone, economia e sanità pubblica. Il successo dell’invasione è dovuto a una combinazione di fattori che vanno dalle caratteristiche biologiche ed ecologiche proprie della specie entrante e che possono renderla più competitiva di quelle native, ad ambienti favorevoli o più vulnerabili ad essa (Shackleton et al., 2019). Si rendono quindi necessarie azioni di contrasto (attività contenimento e/o eradicazione) al fine di mitigarne gli impatti. Oggi, tuttavia, abbiamo un’alleata in più: l’economia circolare. È quanto sostiene il report recentemente pubblicato da Sitra, un fondo di investimento direttamente collegato al Parlamento finlandese che si occupa di ricerca trasversale finalizzata alla costruzione di un futuro innovativo e sostenibile. Secondo il nuovo studio, intitolato “Tackling root causes - Halting biodiversity loss through the circular economy” (Forslund et al., 2022), l’economia circolare potrebbe infatti permetterci di arrestare la perdita di biodiversità e ripristinarla ai livelli precedenti entro il 2035. Quello di Sitra è il primo studio al mondo ad aver messo in relazione i benefici del modello circolare con la biodiversità. Proprio seguendo questo principio, l’obiettivo principale di questo progetto di ricerca è quello di utilizzare in maniera sostenibile due specie aliene invasive (siluro e gambero rosso della Louisiana), come fonte alimentare sia per l’uomo, che per l’acquacoltura. Infatti, il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) è annoverato dall’Unione Europea ai primi posti fra le 100 specie aliene invasive” più dannose; per quanto riguarda il Piemonte è sicuramente in testa alla classifica ( Haubrock et al., 2021). Allo stesso modo, il siluro (Silurus glanis) sta provocando la scomparsa di molte specie autoctone, modificando l’equilibrio degli ecosistemi lacustri e fluviali