La realtà della Scuola Calcio costituisce uno spazio di formazione particolarmente rilevante e fecondo (Arnold, 1997; Ryall, 2016), all’interno del quale è possibile esercitare un “atteggiamento etico” che può valere oltre i confini del fenomeno sportivo (Levermore & Budd, 2004; Pioletti & Porro, 2013). Tale realtà offre infatti ai bambini l’opportunità di fare esperienze che permettono di scoprire le proprie capacità, di mettersi a confronto con gli altri, di misurarsi con le regole. Si tratta di esperienze di carattere educativo che, attraverso la pratica calcistica, possono incidere significativamente sulla cittadinanza (presente e futura) dei bambini (Bellantonio, 2014; Isidori, 2016).
Non sempre, però, è possibile distinguere con chiarezza che cosa sia realmente educativo nell’esperienza sportiva vissuta. Ogni situazione è diversa dall’altra e il bagaglio di conoscenze (psicologiche, sociologiche, pedagogiche) che un allenatore possiede può non essere sufficiente per promuovere lo sviluppo sociale e contrastare sul nascere quei comportamenti che possono essere espressione di fragilità sociali e/o di disagio giovanile.
Non esistendo soluzioni predefinite o misure standardizzate, all’allenatore sono quindi richieste particolari competenze pedagogiche per poter valutare e intervenire in situazione, sempre in tutela tanto del singolo quanto della comunità (Naccari, 2003; Sorgi, 2010; Isidori, 2016).
In ragione dell’esercizio di tali competenze, emergono specifici bisogni.
Tuttavia, per quanto la mancata risposta a questi bisogni rischi di compromettere i risultati educativi delle attività della Scuola Calcio, l’attenzione delle Società Sportive è tendenzialmente rivolta ai bisogni delle categorie calcistiche superiori.
Proprio per l’attenzione rivolta ai bisogni specifici della Scuola Calcio e per l’impatto sociale che è possibile avere nel dar loro un’efficace risposta, il progetto SOCCƎR si presenta come originale e innovativo nell’ambito delle iniziative educative dedicate allo sport.