Finanziamento UE – NextGenerationEU PRIN 2022 "For a Critical History of Artificial Intelligence" PNRR M4C2 investimento 1.1 Avviso 104/2022
Progetto Con la velocità esponenziale tipica dei fenomeni dell’era digitale, l’Intelligenza Artificiale (AI) sta entrando in modo sempre più
pervasivo nella dimensione privata e pubblica delle nostre società. Grazie alla capacità di analizzare enormi quantità di dati e di
costruire modelli predittivi ad alta precisione, essa appare come l’ultimo e decisivo ritrovato tecno-scientifico per analizzare e
risolvere ogni tipo di problema: dal climate change alla gestione delle fonti energetiche, dalla salute allo sviluppo economico. E
sempre più spesso si fa strada la tentazione, fortemente incentivata dai Tech Giants del settore privato, di ricorrere all’AI per ogni
attività che richieda valutazione e decisione: nel recruiting lavorativo, nelle attività di polizia, nella difesa, persino nella giustizia. A
fronte di questa imponente e radicale trasformazione la conoscenza e la consapevolezza su cosa sia l’AI sono rimaste
drammaticamente indietro. Al di là delle sue definizioni – molteplici, mutevoli e controverse – l’AI è anzitutto la sua storia: storia non
solo di una tecnologia, ma di una tradizione di ricerca, di una visione del mondo, di un’ideologia.
Ma è proprio sotto il profilo storiografico che si registra una grave carenza. La storiografia sull’AI è quantitativamente scarsa e viziata
dal pregiudizio positivistico della ‘neutralità’ della tecnologia: essa ci offre sempre lo stesso ‘racconto’, in cui i protagonisti dell’AI
appaiono come geniali visionari che, operando nella solitudine del loro laboratorio o del loro garage e mossi solo dal desiderio di
cambiare il mondo (in meglio, ovviamente), risultano impermeabili agli interessi economici e ai processi sociali circostanti. In realtà,
l’AI ha molte zone d’ombra, sia in termini di costi ambientali e umani, sia come strumento di deskilling etico e politico, che mette a
rischio la caratteristica costitutiva dell’umano, ossia l’autonoma capacità di giudizio e, con essa, quelle libertà individuali e collettive
che sono a fondamento della democrazia.
Per prendere consapevolezza di tutto ciò – e per approntare adeguati strumenti di in-formazione destinati alla cittadinanza dell’era
digitale – è indispensabile sviluppare una storia critica dell’AI, che ne metta a fuoco la genealogia, le assunzioni teoriche (esplicite e
implicite), gli sviluppi, il lessico, i costi (evidenti e nascosti), le opportunità e i rischi. La ricerca si articolerà lungo quattro direttrici
principali. Le prime tre convergono nel definire l’AI attraverso la sua storia: come disciplina/tecnologia, come narrazione, come
ideologia e utopia; la quarta si concentra sul suo impatto sociale e politico, con particolare riguardo al suo rapporto con i principi
fondativi e le condizioni di possibilità della democrazia.