Quantificazione mediante droplet digital PCR del DNA libero circolante del donatore per il monitoraggio del rigetto acuto nel trapianto di organo solido sfruttando un pannello di sonde specifico per i geni HLA-DRB1 e HLA-DQB1.
Progetto Malgrado i progressi nelle terapie immunosoppressive, il rigetto acuto rappresenta la causa principale di fallimento del trapianto e di morte nei pazienti riceventi trapianto di organo solido. Il metodo di elezione per la valutazione del rigetto acuto è la biopsia tissutale dell’organo trapiantato, approccio molto invasivo e talvolta poco specifico. Negli ultimi anni, diversi studi si sono focalizzati sull’identificazione di nuovi marcatori molecolari e sulla messa a punto di metodi diagnostici meno invasivi e più efficaci con lo scopo di rilevare tempestivamente il rigetto. Un potenziale biomarcatore è il DNA libero circolante del donatore (dd-cfDNA), rilasciato dalle cellule dell’organo trapiantato nel sangue del ricevente. Numerose ricerche hanno evidenziato come i valori di dd-cfDNA correlino con lo stato dell’organo trapiantato e possano quindi essere predittivi del verificarsi di un episodio di rigetto acuto. Uno dei vantaggi di questo biomarcatore è legato alla facilità di campionamento: infatti, il dd-cfDNA è ottenibile attraverso un prelievo di sangue venoso.
Lo scopo del progetto è sviluppare e validare un pannello di sonde per la quantificazione molecolare del dd-cfDNA per diagnosticare tempestivamente il rigetto acuto in pazienti riceventi trapianto di organo solido. L’idea alla base del progetto è valutare in modo non invasivo ma costante lo stato dell’organo trapiantato attraverso la raccolta di campioni di sangue sia durante l’immediato periodo post-trapianto sia a lungo termine durante i mesi successivi l’intervento. L’analisi del dd-cfDNA presente nel plasma dei pazienti riceventi trapianto avverrà utilizzando la tecnica della droplet digital PCR (ddPCR), una metodica di biologia molecolare che consente di ottenere risultati quantitativi e accurati con grande sensibilità e specificità partendo da quantità minime di DNA, in tempi rapidi e con costi competitivi, sfruttando le differenze a livello di specifiche regioni geniche tra donatore e ricevente. In particolare, il test sfrutterà delle sonde specifiche per i geni dell’istocompatibilità, HLA-DRB1 e HLA-DQB1, diversi tra donatore e ricevente in oltre il 90% dei casi. Attraverso l’applicazione di questa metodica sarà quindi possibile monitorare in modo non invasivo ed efficace lo stato dell’organo trapiantato.