Fosforo in risaia: equilibrio tra produttività e ambiente nell'ottica delle nuove pratiche agronomiche
Progetto La risicoltura italiana è un’attività agricola fortemente specializzata in termini di localizzazione territoriale, concentrazione delle strutture produttive e specializzazione delle imprese e del territorio. Le mutate condizioni sia economiche, sia di carattere ambientale/territoriale (riduzione della disponibilità della risorsa idrica, esigenze di eco-compatibilità) evidenziano anche per il comparto risicolo la necessità di avviare un processo di revisione delle modalità di coltivazione, in funzione delle diverse caratteristiche territoriali. In questo contesto, una migliore e più efficiente gestione della fertilizzazione, adeguandola progressivamente alle nuove tecniche colturali, è fondamentale sia per le ricadute produttive ed economiche, sia per quelle ambientali. Mentre la gestione della fertilizzazione azotata è stata studiata nell’ambito di diversi progetti, anche mirati alla messa a punto ti tecniche colturali innovative, la gestione della fertilizzazione fosfatica, pur rivestendo pari importanza, ha ricevuto scarsa attenzione, tanto che non è mai stata fatta neppure una valutazione e calibrazione dei metodi per determinare la disponibilità fosfatica del terreno per adattarli ai suoli di risaia del nostro areale. La gestione della fertilizzazione fosfatica in risaia rimane perciò relativamente empirica, con un forte ritardo conoscitivo rispetto alla risicoltura di altri Paesi come gli Stati Uniti o l’Australia. Occorre quindi colmare al più presto questa mancanza per poter ridisegnare i piani di fertilizzazione fosfatica innanzi tutto per le tecniche agronomiche attualmente più diffuse, e poi per poterla adattare tecniche emergenti, come quelle volte al risparmio idrico o all’introduzione del sovescio di cover crops.
Scopo del progetto P-RICE è quindi fornire gli strumenti per la rimodulazione della fertilizzazione fosfatica in modo da ridurre quanto possibile gli apporti massimizzandone i benefici in termini di quantità e qualità della produzione, proteggendo al contempo la qualità del suolo e delle acque. Per questo occorre:
- Mettere a punto la procedura più adatta per determinare la disponibilità fosfatica in risaia, calibrandola sulla base dei suoli risicoli dell’areale padano;
- Individuare le variazioni (chimiche e microbiologiche) indotte dalla gestione dell’acqua sulla disponibilità di P, in modo da poter scegliere le dosi più opportune e il momento di applicazione;
- Verificare il potenziale di cover crops e microrganismi del bioma rizosferico nel promuovere la biodisponibilità del fosfato per il riso, migliorando al contempo la salute del suolo.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario unire profonde competenze nelle dinamiche chimiche del sistema suolo-acqua-pianta, fornite da UNITO (proponente), competenze agronomiche specifiche e una dettagliata conoscenza del territorio e delle aziende proprie delll’Ente Nazionale Risi, e conoscenze microbiologiche specifiche nell’ambito dei suoli sommersi e della risicoltura fornite da UNIMI.
Durante la prima fase del progetto saranno campionati suoli rappresentativi dell’areale risicolo lombardo su cui saranno sperimentati i metodi più adatti per la stima della disponibilità fosfatica e calibrati in funzione della risposta della coltura. Nell’ambiente rizosferico saranno individuati i microrganismi collegati al ciclo del fosforo in vista di possibili applicazioni come biostimolanti.
Nella fase successiva, la strategia di fertilizzazione fosfatica sarà adattata anche in funzione degli effetti della gestione dell’acqua, sia per le tecniche più diffuse (semina in acqua e sommersione continua e semina in asciutta e sommersione ritardata), sia per tecniche innovative che comportano minor utilizzo di acqua, grazie alle indagini chimiche, microbiologiche ed agronomiche condotte durante la coltivazione del riso nelle diverse condizioni. Infine, la terza fase verific