Le trombosi in sedi atipiche includono le trombosi dei seni venosi cerebrali, vene splancniche, renali e gonadiche.
Se i meccanismi fisiopatologici delle trombosi venose profonde nelle sedi classiche (venose profonde arti inferiori) sono ben definiti e studiati, le trombosi che si sviluppano nelle sedi atipiche rappresentano un’entità distinta sia per i meccanismi patogenetici, sia per gli approcci terapeutici. Nello specifico, la gestione terapeutica delle trombosi in sedi atipiche è molto più complessa e non suffragata da specifiche linee guida stante
l’assenza di studi randomizzati. Lo scopo di questo progetto è quello di studiare prospetticamente e retrospettivamente i pazienti affetti da trombosi in sede atipica che afferiscono presso l’ambulatorio di emostasi e trombosi della Medicina Interna indirizzo ematologico con l’obiettivo di
approfondirne i meccanismi patogenetici. Nello specifico il progetto è volto a comprendere il contributo dell’emopoiesi clonale e/o patologica nello sviluppo di questo tipo di trombosi.
Stato dell’arte
Le trombosi in sede atipica includono le trombosi che si sviluppano nel torrente venoso cerebrale, splancnico, renale e gonadico. Queste trombosi si distinguono dalla trombosi in sede classica (trombosi venosa profonda degli arti superiori e inferiori e le trombosi venosi superficiali) per svariati motivi.
- Fisiopatologici: se il meccanismo di patogenesi delle trombosi in sede classica è ben codificato ed associato ai fenomeni descritti da Virchow nella sua famosa “triade” (danno endoteliale, stasi venosa e stato di ipercoagulabilità), la trombosi in sede atipica è un’entità i cui meccanismi fisiopatologici sono molto meno ben codificati. Nello specifico, l’unico ricorrente fattore causale coinvolto nello sviluppo di trombosi in sede atipiche è la presenza di una neoplasia. Per le trombosi in sede splancnica, la cirrosi è un altro possibile fattore causale. Vari tumori addominali, quali quelli intestinali, epatici e
pancreatici, possono facilmente associarsi a trombosi nel torrente splancnico; le neoplasie del rene sono spesso associate a trombosi della vena renale mentre le malattie mieloproliferative sono coinvolte in varie trombosi in sede atipica. Alcune mutazioni associate a malattie mieloproliferative sono state infatti descritte in pazienti con malattia mieloproliferativa. Per es. la mutazione JAK2-V617F è stata trovata nel 2.57% delle trombosi seni venosi cerebrali, 0.99% trombosi vena retinica, con un rischio del 12% per la trombosi splancnica (Dentali, Blood, 2009). È importante notare che spesso la mutazione JAK2-V617F è stata individuata prima ancora che la malattia mieloproliferativa fosse manifesta ed il rischio di sviluppo di MPN dopo trombosi splancnica in pazienti JAK2 mutati è risultato essere del 52%.
Recentemente è stata descritta una nuova entità ematologica, l’emopoiesi clonale di indeterminato potenziale (CHIP). Tale condizione è caratterizzata dalla presenza di mutazioni somatiche identificate in malattie oncoematologiche senza che istologicamente sia identificata una malattia classificabile con i criteri WHO delle malattie mieloprolfierative. È spesso una condizione che precede l’insorgenza di una franca malattia oncoematologica o che può associarsi ad un aumentato rischio cardiovascolare. Non è noto se si associ anche ad un aumentato rischio trombotico.
La cirrosi è un altro noto fattore di rischio per la trombosi in sede splancnica, sia per l’associata ipertensione portale, sia per le alterazioni dell’emostasi indotte dal danno epatico tipico del cirrotico. In assenza di questi noti fattori causali, oltre al possibile contributo trombofilico di alcune note mutazioni note (fattore V Leiden e fattore II G20210A) e degli estroprogestinici, molti pazienti con trombosi venose in sede atipiche rimangono senza causa e pertanto definite trombosi venosi idiopatiche.
- Epidemiologiche. Le trombosi in sede atipiche