L’attività sportiva offre ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze, l’opportunità di fare esperienze che permettono loro di scoprire le proprie capacità, di confrontarsi con gli altri e di misurarsi con le regole (Levermore & Budd, 2004; Pioletti & Porro, 2013). Si tratta di esperienze implicitamente educative che incidono significativamente sulla formazione dell’identità e che, esercitando un “atteggiamento etico”, contribuiscono a preparare le nuove generazioni a una cittadinanza responsabile e attiva (Bellantonio, 2014; Isidori, 2016).
Queste stesse esperienze, tuttavia, possono incidere significativamente solo in presenza di tre principali condizioni quali:
contare su adulti consapevoli del potenziale educativo dello sport e dei compiti educativi impliciti nei ruoli sportivi (allenatore/trici, istruttori/trici, preparatori/trici) (Farinella, 2005; Isidori, 2009);
contare su operatori sportivi (allenatore/trici, istruttori/trici, preparatori/trici,) capaci di gestire i dilemmi educativi che inevitabilmente le situazioni presentano (Jones, 2006, 2020);
creare una rete tra l’esperienza scolastica e quella extrascolastica in modo tale che insegnanti e operatori sportivi possano interagire per coordinare interventi educativi che orientino in modo concertato (quindi coerente e credibile) il processo educativo tanto dei singoli quanto dei gruppi (Simonetti, 2016).
Tali condizioni, per quanto riconosciute nella loro necessità, sono ancora lontane dall’essere presenti in modo efficace nella realtà educativa territoriale.
Per quanto riguarda la prima condizione, gli operatori sportivi non sono ancora pronti a riconoscere le implicazioni educative dell’esperienza sportiva e ad accettare il conseguente carico di responsabilità (Arnold, 1997);
Per quanto riguarda, invece, la seconda condizione, pur riconoscendo il valore educativo del loro ruolo, gli operatori sportivi faticano a “metterlo in campo” poiché ritengono di non avere le adeguate competenze o poiché non sempre questo ruolo educativo è riconosciuto dai genitori e dagli atleti stessi (Mantegazza, 1999).
Per quanto riguarda infine la terza condizione, la creazione di una rete tra educazione scolastica/formale ed educazione extrascolastica/non formale incontra due criticità: da una parte, persiste ancora il pregiudizio che interpreta il tempo libero come tempo “perso” o tempo progressivamente riducibile (a favore del tempo scolastico) perché meno importante (Farnè, 2010); dall’altra, mancano le premesse teoriche, le linee operative e le strutture per una effettiva integrazione tra scuola e sport che porti a una efficace coprogettazione.
In ragione di tali criticità, emergono specifici bisogni formativi. Si tratta di bisogni formativi presenti da tempo (Schön, 2006) ma che l’esperienza pandemica, nello stravolgere le abitudini sociali e nel determinare inedite condizioni esistenziali, ha reso ancora più urgenti (Gallina & Rosso, 2021; Morin, 2021).
Pertanto, il progetto STEREO si presenta come originale e innovativo nell’ambito delle iniziative educative dedicate alla cultura sportiva e a una più generale politica dell’educazione, proprio per:
l’attenzione rivolta ai bisogni che emergono dalla necessità di una formazione dedicata agli operatori sportivi;
l’impatto sociale che è possibile avere dalla creazione di una rete tra scuola e sport soprattutto in risposta al recente vissuto esperienziale.