Microplastiche nei suoli agricoli e urbani: impatto ambientale e interazione con i principali inquinanti organici e inorganici
Progetto E’ ormai assodato il ruolo dannoso delle microplastiche nell’ambiente (i.e. biomagnificazione nella catena trofica, veicolazione di inquinanti). Gli studi pubblicati si sono concentrati in particolare sui mari; tuttavia, alcuni lavori hanno identificato l’importanza di soffermarsi anche sugli ecosistemi terrestri, tra cui i suoli. Anche in tali comparti ambientali, infatti, le MPs esplicano numerose azioni pericolose. Ad esempio è stato previsto che possano lisciviare attraverso i pori del suolo, raggiungendo le acque di falda e contaminandole, anche tramite il rilascio degli inquinanti (organici e inorganici) da esse veicolate.
E’ inoltre dimostrato come la presenza di MPs nei suoli possa alterarne il ciclo dei nutrienti e le proprietà fisiche (porosità, permeabilità, ecc).
Infine, è stato dimostrato come le MPs depositate sulla superficie del suolo, in particolare le microfibre, possano essere risollevate in atmosfera, essendo così propagate in altri ecosistemi limitrofi (es. fiumi, bacini idrici, etc).
Tra le fonti di MPs nei suoli è ormai riconosciuto l’impatto dell’agricoltura, in particolare, a causa della concimazione dei terreni con fanghi derivanti dai trattamenti di depurazione delle acque . E’ stato infatti dimostrato come essi siano ricchi di MPs, (concentrazioni anche di 115 MPs/g di fanghi), in grado di veicolare composti inquinanti precedentemente adsorbiti nell’impianto di trattamento acque. Tuttavia, questa applicazione dei fanghi è tuttora largamente impiegata, con la Regione Piemonte che destina il 56% dei fanghi di origine civile (272 kton/a) all’agricoltura.
Inoltre, sia i suoli agricoli che quelli urbani (es. aiuole, parchi, etc) sono trattati con materie plastiche (es. pacciamatura), che, soggette agli agenti atmosferici, possono poi disgregarsi rilasciando MPs. Lo stesso “Regolamento del Verde” del Comune di Torino consiglia l’utilizzo di teli biodegradabili ma non vieta l’utilizzo di quelli polimerici convenzionali.
Infine, è importante ricordare come il non corretto smaltimento dei rifiuti plastici (il cui consumo è in aumento a causa dell’emergenza sanitaria) costituisca anch’esso ulteriore fonte di accumulo di MPs nei suoli.
Nonostante queste evidenti problematiche, al giorno d’oggi non esiste ancora uno studio sull’inquinamento da MPs nei suoli della Regione Piemonte.
Sulla base delle premesse precedenti, gli scopi del progetto PLASTISOIL saranno i seguenti:
● ottimizzazione di un protocollo per l’estrazione, la quantificazione e il riconoscimento di MPs nel suolo. Tale protocollo verrà applicato al monitoraggio di suoli agricoli e urbani della Regione Piemonte, a differente composizione chimica e diverso tenore di materia organica, per studiarne l’effettiva contaminazione. Particolare attenzione sarà dedicata a suoli situati in prossimità di falde acquifere, suoli coltivati intensivamente con pacciamatura e a suoli urbani precedentemente ricoperti con teli polimerici.
● studio dell’adsorbimento di metalli e di inquinanti organici (es., IPA) da parte delle MPs, e del loro effetto nel veicolarli e rilasciarli in altri comparti ambientali (acqua e aria). In aggiunta, sarà studiata la capacità delle MPs di modificare le caratteristiche chimico-fisiche del suolo ed il comportamento degli inquinanti inorganici e organici in esso presenti.
● comprensione dell’impatto delle pratiche agricole sulla formazione di MPs nei suoli e redazione di una guida tecnica di “buone pratiche” con l'obiettivo di diffondere informazioni cruciali sul tema ai soggetti coinvolti nel settore primario.
In ultimo verrà realizzato un report relativo alla contaminazione da MPs nei suoli urbani e agricoli investigati, che possa essere messo a disposizione degli Enti Locali quale punto di partenza per studiare la contaminazione da MPs.