Fauna selvatica e non convenzionale: malattie virali emergenti in un’ottica di salute globale
Progetto Le malattie infettive emergenti (EID: Emerging Infectious Disease) hanno un impatto sempre più pesante sulla
salute globale e l’economia mondiale, essendo spesso correlate a fattori socioeconomici, ambientali ed ecologici.
E’ormai risaputo come il 60% delle malattie infettive siano a carattere zoonosico e il 70% delle infezioni emergenti
abbiano origine dalla fauna selvatica [1]. In questo contesto, le malattie virali emergenti costituiscono una sfida
continua per il mondo globalizzato e gli animali selvatici rappresentano un serbatoio di virus potenzialmente
zoonosici. Tra questi sono da menzionare i Lyssavirus, responsabili della rabbia, importante zoonosi che ha per la
maggior parte ospiti selvatici [2]. Altri esempi sono rappresentati da patogeni umani quali virus ebola, hantavirus,
hendra e nipah virus, SARS-CoV [3, 4] e recentemente SARS-CoV-2 [5]. Quest'ultimo sembra sia emerso nell'uomo a
seguito di introduzione da chirotteri del genere Rhinolophus, con possibile coinvolgimento di un ospite intermedio,
e che sia in grado di infettare diverse specie selvatiche, diventando un rischio reale per la sanità animale oltre che
per la salute pubblica [5]. Nel corso dell’ultimo decennio, l’impiego di strategie di consesus PCR o RT-PCR
unitamente all’approccio metagenomico, hanno permesso di acquisire informazioni sulla composizione del viroma
intestinale di diversi animali selvatici e di alcune specie non convenzionali. Queste strategie diagnostiche hanno
portato all’identificazione di nuovi virus geneticamente correlati a enteropatogeni umani, quali Caliciviridae come
norovirus (identificati in pipistrelli e ratti) [6,7] e sapovirus (identificati in pipistrelli e carnivori selvatici) [8,9], così
come nuovi membri della famiglia Hepeviridae, il cui virus prototipo è rappresentato da HEV (Hepatitis E Virus),
quali Orthohepevirus C (identificati in ratto, toporagno muschiato asiatico, furetto e visone) [10,11] e
Orthohepevirus D (identificati in pipistrelli) [12]. Altri virus emergenti zoonosici come gli hantavirus risultano ancora
largamente inesplorati nella fauna selvatica [13]. Questi virus a RNA sono classificati come virus zoonosici e
rappresentano una minaccia globale emergente per la salute pubblica; oggi globalmente colpiscono circa 30.000
esseri umani ogni anno. Gli hantavirus sono stati isolati in diverse specie di roditori, toporagni, talpe e pipistrelli e in
questo gruppo virale ritroviamo anche gli agenti eziologici della febbre emorragica con sindrome renale (HFRS) in
Europa e in Asia e della sindrome cardiopolmonare da hantavirus (HCPS) nelle Americhe [13].
Pertinenza strategica della proposta
: la sorveglianza sanitaria della fauna selvatica e non convenzionale con un
approccio “One health” (sistema collaborativo, multidisciplinare e coordinato per affrontare i rischi per lo studio
delle zoonosi emergenti: relazione Animale – Uomo –Ambiente) rappresenta un importante modello di sanità
pubblica per identificare nuovi agenti patogeni zoonosici. Nel presente studio, il gruppo di lavoro multidisciplinare e
l’approccio molecolare scelto (strategie di RT-PCR quantitativa e qualitativa famiglia/genere specifica) permetterà
di ottenere informazioni più precise sulla circolazione dei virus oggetto della ricerca. L’utilizzo di dati di modelli
meteoclimatici permetterà di selezionare alcuni parametri, nelle aree e nei periodi di ritrovamento degli animali,
che si dimostreranno essere maggiormente correlati con le positività virali e con la distribuzione dei patogeni.
Attraverso l’utilizzo della geomatica l’analisi sarà condotta su base spaziotemporale, avvalendosi anche di serie
multitemporali di dati geografici digitali.
Scopo del presente progetto
sarà quello di indagare in popolazioni di piccoli mammiferi (carnivori, roditori,
insettivori) la presenza di virus emergenti quali Caliciviridae ed Hepeviridae, hantavirus e coronavirus, la c