L’attuale crisi socio-ambientale globale, dovuta al cambiamento climatico antropogenico e alla perdita di biodiversità, è la grande sfida delle generazioni presenti e future. L’educazione alla biodiversità–selvatica, urbana e agroalimentare– è parte di tale sfida ed è tradizionalmente affidata alle Scienze Naturali. Tuttavia, il concetto di biodiversità è intrinsecamente ambivalente: da un lato ha permesso di fondare la conservazione della natura su basi scientifiche, dall’altro veicola valori estetici, etici e identitari, oggetto privilegiato della riflessione filosofica. David Takacs, in The Idea of Biodiversity. Philosophies of Paradise (1996), afferma che “il concetto funziona, perché ognuno di noi può trovare in esso ciò che gli sta a cuore ... nella biodiversità ognuno di noi trova uno specchio per le nostre immagini naturali più preziose, le nostre maggiori preoccupazioni ambientali”. Il progetto qui proposto sfrutta questa ambivalenza per promuovere la cura della biodiversità, basata su conoscenze scientifiche solide e su esperienze del suo valore. L’obiettivo è produrre risorse scientificamente rigorose e accessibili e favorire una “responsabilità protettiva” verso i diversi i tipi di biodiversità, mettendo a punto una fruttuosa collaborazione tra scienze umane – in particolare Filosofia e Pedagogia – e Scienze Naturali, valorizzando risorse chiave della città (l’Orto Botanico, il Museo Regionale di Scienze Naturali, l’Accademia di Agricoltura) e inserendosi nel più ampio contesto nazionale grazie alla collaborazione con il Centro Nazionale per la Biodiversità.