L’Italia è, tra i grandi paesi europei, quello con la maggiore percentuale di aree montane utilizzate per l’agricoltura. L’agricoltura montana e le sue diverse filiere hanno un importante impatto sulle società e le economie locali perché fungono da volano per l’artigianato, il turismo e il commercio, riducendo il rischio di abbandono e spopolamento di queste aree. La segale (Secale cereale L.) con le sue varietà locali adattate alla montagna, è stata un elemento caratterizzante del tessuto sociale e economico montano del Piemonte nei secoli passati. Il prezioso cereale era alla base di una vera e propria “civiltà della segale”, attraverso due impieghi principali: il pane e le paglie. Sul primo, si fondava la sopravvivenza delle popolazioni montane, specialmente durante il periodo invernale, grazie alla conservabilità sul lungo periodo di questo alimento; il secondo, essendo le paglie della segale un ottimo materiale isolante e resistente, venivano impiegate per le coperture delle case, come imbottitura delle selle, per la costruzione di ceste e cestini. La segale oggi è quasi scomparsa dalle montagne piemontesi, basti pensare che in Italia, è coltivata su non più di 3340 ettari, per una produzione di 10500 tonnellate annue, prevalentemente ottenute in aree marginali e montane del Sud (Istat, 2021) Le attività di raccolta, conservazione e reintroduzione sul territorio di varietà vegetali tradizionali sono necessarie non solo per mantenere ed arricchire il patrimonio di risorse genetiche regionali ma per fornire materiale genetico utile alla gestione sostenibile delle risorse naturali. La possibilità di avvalersi di varietà locali, generalmente evolute in condizioni di bassi input agronomici e più adatte alle condizioni pedoclimatiche dei luoghi in cui si sono diffuse e conservate, è importante nell’ottica di promuovere ed incentivare sistemi di coltivazione a basso input e a basso impatto ambientale. Queste varietà manifestano spesso una maggiore resistenza a stress abiotici, quali carenze nutrizionali, ed una più pronta e adeguata risposta a cambiamenti ambientali, in virtù dell'elevata diversità genetica che le caratterizza. Possono pertanto essere efficacemente impiegate in sistemi agricoli biologici. La segale, in particolare le varietà locali coltivate negli ambienti montani, trova ancora oggi un posto importante nell’agricoltura di montagna, in terreni marginali in cui vi sia scarsa disponibilità di sostanza organica e il clima invernale limiti la possibilità di coltivazione di molte specie agrarie. Attualmente le varietà di segale iscritte al registro nazionle sono cinque: Il Mulino Valsusa sin dalla sua nascita dedica buona parte della propria attività alla conservazione e tutela della biodiversità. Ha collezionato e riprodotto circa 60 accessioni tra frumento tenero e duro, farro, orzo e segale. Nel 2020 ha partecipato ad una attività di ricerca con i dipartimenti di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (DBIOS) e di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino. Nell’ambito di due progetti supportati dalle Fondazioni Cassa di Risparmio di Cuneo (SECNALP) e Cassa di Risparmio di Torino (SECALP–CRT)”, sono stati reperiti tre ecotipi di segale provenienti dalla Valle di Susa, precisamente dalle località di Bruzolo e di San Didero in provincia di Torino, catalogate come R1138 - R1140 - R1139 presso la “Federal Ex situ Gene Bank” dell’”IPK- LEIBNIZ INSTITUTE OF PLANT GENETICS AND CROP PLANT RESEARCH”, una delle più grandi collezioni mondiali di germoplasma vegetale. Queste sementi originarie della Valle di Susa, inizialmente conservate ex situ dal DBIOS nell’ambito delle attività sperimentali condotte per i due progetti SECNALP e SECALP nelle campagne agrarie 2021-2022, sono ora disponibili per avviare delle prove di campo.
Gli obiettivi generali di questo progetto sono i seguenti:
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